Il meraviglioso poster realizzato dalla nostra amica Sonia Crispo, con tutti i personaggini sorridenti, tenerosi e puccettosi che affollano le poltrone della Casa del Cinema non deve trarre in inganno: il nostro non è un festival teneroso e puccettoso. Non lo è mai stato. In 12 edizioni abbiamo sempre cercato di raccontare la realtà da più punti di vista proponendo sì, il cortometraggio “mainstream” un po’ ruffiano e per famiglie, ma anche, anzi soprattutto, film indipendenti capaci di prendere a schiaffi lo spettatore. Qualche giorno fa ricordavamo che, in una delle prime edizioni, non avevamo specificato nel programma che i cortometraggi della sezione Animation Now! non erano adatta ai bambini. Risultato: genitori arrabbiati e bambini terrorizzati per un cortometraggio particolarmente spaventoso. Errore nostro, per carità, ma è possibile che se si parla di cinema d’animazione in Italia si pensa sempre e solo ai bambini? In tanti pensano ancora che ASFF sia un festival dedicato esclusivamente alla disabilità: ci sono distributori e produttori che continuano a mandarci solo ed esclusivamente film su carrozzati, malattie rare, Alzheimer, demenza senile, sindrome di Down, e sono in tanti a pensare che proiettiamo solo opere (qui vale la pena citare testualmente) “fatte da BAMBINI autistici”. L’associazione è sempre quella: dove c’è autismo c’è necessariamente un bambino, o un adulto-bambino, o un non-bimbo, per citare il titolo di uno dei 42 corti selezionati per questa edizione. Quando lo staff del festival nel lontano 2010 organizzò la sua prima rassegna cinematografica in quel luogo bellissimo che era il Cineclub Detour, in molti si aspettavano una rassegna di cartoni animati. E invece fu una retrospettiva sul cinema Noir americano anni ’50 e ’60. Dopo quasi quindici anni, l’idea che un festival fatto da persone autistiche debba essere necessariamente un contesto per famiglie e bambini, con film divertenti e tenerosi è frutto di un atteggiamento abilista. Che sia o non sia consapevole, poco importa, è comunque un atteggiamento profondamente sbagliato e discriminatorio. Pensare che il nostro sia un festival puccettoso è esattamente come cambiare espressione e tono della voce parlando ad una persona in sedia a rotelle. Che è un po’ come dire, che se è carrozzata, probabilmente è anche scema. Questo è abilismo. Allora perchè mettere sul manifesto una orda di pupazzetti sorridenti e puccettosi? Perché sì, perché ci piacciono, perché ci divertono, perché noi sappiamo godere della diversità, e quei pupazzetti puccettosi sono tanti, diversi e bellissimi nella loro diversità. Ma state attenti perchè, parafrasando Marcello Marchesi quando parlava delle formiche: “anche i pupazzetti puccettosi nel loro piccolo si incazzano!”.
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